Concorso Letterario “Giovanna De Martini” 2013 – Poesie Premiate

1° classificato Roberto Bigotto – Piove di Sacco (PD)

I VECCHI CERCANO

I vecchi cercano

di non fare rumore,

come per passare inosservati,

quasi per non dare fastidio,

tentando di confondersi

tra le cose.

I vecchi si trascinano

sulle panchine,

cercando qualcosa da fare,

cercando un sogno

in libera uscita

e il riverbero

di una passione addormentata.

I vecchi guardano i necrologi

per cercare il nome di un amico,

quasi per ingannare la morte

e una stagione

che sa di lapide

e di nebbia,

che sa di giorni ormai perduti.

I vecchi mangiano con avidità

e succhiano un ghiacciolo

come se fosse

l’ultimo momento della loro vita.

I vecchi si chiamano

tra di loro

e parlano di quel ragazzo

di ottant’anni

e parlano forte

per carpire al silenzio

l’ultimo attimo di attesa,

l’ultimo anno che verrà.

2° classificato Mirko Micheletti – Albisola Superiore (SV)

GENOVA

La mia città ha tesori nascosti

da piaghe vicine e lontane

(Del porto il camallo

batte le strade

dalle più anguste

a quelle puttane).

La mia città ha il respiro del vento

e il profumo del mare

(Il silenzio è il frangersi del tempo

su scogli aguzzi accarezzati dall’onda).

La mia città è stretta fra cielo e battima

e non basta la Lanterna per schiarirne l’orizzonte

(quando il mare ruggisce di grigio

la costa trema di spuma

e l’elicriso si inginocchia al vento

fra prati spettinati

e calerne che gridano vendette).

Si accavallano le case

come pastelli colorati stinti

(echi dimorano in vicoli angusti

strilloni di mercati d’ogni sorta).

Nella mia città il fiume è un bastardo

che basta voltargli le spalle

per morire abbracciati dal fango.

Quando cala la sera

puoi sentire la gente pregare

su un altare che non conosce pace.

3ª classificata Anna Santarelli – Rieti

VIENIMI INCONTRO

Vienimi incontro, madre,

ora che le stagioni dipanano

giochi d’ombra e riflessi di luce

e coacervi d’illusione e grumi

di silenzio ormai si disfano

nella clessidra del tempo.

Ora che l’albero della vita

ha disperso sogni avvizziti

e frammenti di dolore

vienimi incontro …

Custodisce il cuore orizzonti

infiniti di memoria a cullare

un’amara assenza e ore intinte

in muta solitudine.

Nell’ombra estiva della casa

austera dura una trama

intrecciavi di fatiche e di doveri,

lo sguardo perso altrove

un sogno soffocato dentro il cuore.

Vienimi incontro ora e parlami

di te, madre, oltre quei giorni

ripiegati e sbiaditi come pagine

d’un quaderno abbandonato.

Parlami oltre quei silenzi

ormai consunti sulla giostra

del tempo.

4° classificato Alvaro Staffa – Roma

LA VITA RUBATA

Non fui mai sospiro,

ne’ luce

e ne’ respiro,

ne’ suono

ne’ rumore,

non fui mai pensiero,

ne’ gioia

e ne’ dolore,

non fui pianto

ne’ sorriso,

ne buio

ne’ colore.

Germogliato dall’estasi

di un delirio d’amore,

illusione di un sogno

che era solo furore,

mi dissolsi nel tempo

in cui sboccia un fiore.

E fui niente

per essere amato,

fui lampo,

soffio di vento,

ricordo angosciante

perduto nel tempo,

forse rimpianto.

E poi fui solo

infinito,

cielo stellato,

futuro

e  passato

di un bambino

mai nato.

5° classificato Enzo Gaia – La Spezia

COME ARLECCHINO

La trovava ogni giorno

il cantastorie,

sempre più stanco

sempre più deluso,

dimenticata sopra una panchina.

La maschera pareva canzonarlo

ed ignorare – beffarda –

la sua perduta voglia di lottare.

Ma una sera d’estate

quel volto sorridente

gli chiese all’improvviso:

“Perché sei triste?
Non serve a nulla

che ti volga indietro:

trasforma le tue rughe

in un sorriso,

gareggeremo insieme

nell’ultima corsa della vita…”

L’ascoltò silenzioso

il cantastorie

e si pose la maschera

sul viso.

Poi se ne andò felice,

a passi lenti

con il suo bastone.

Premio Speciale “la Madre”

Milvia Di Michele – Spoltore (PE)

MIA MADRE

Madre mia, dammi il volto da dipingere,

ora che madre sono e non più verde,

la storia tua mi sembrerà di scrivere,

– Guarda! Il cordone più sangue non perde.-

Madre mia, dammi il volto da dipingere,

sguardo, capelli, rughe… la tua storia.

Comprendo infine il modo tuo di fingere,

impressa dentro, ho la tua memoria.

La storia tua mi sembrerà di scrivere,

nel viso tuo, la linea mia confusa,

io sono quella madre per rinascere,

la gatta che t’allatta e fa le fusa.

Ti vivo come origine e ti creo,

-Guarda! Il cordone più sangue non perde-

del tempo, il corso gira a marameo,

brucia la legna secca e non più verde.

Ora che madre sono e non più verde,

ti leggo come palmo della mano,

niente colori, segno che si perde,

carezza mia, si allunga da lontano.

Premio Speciale “POESIA DIALETTALE”

Andreina Solari – Leivi (GE)

ZOVENTU’

Sovente te sento frûgattâ

drento a scciappêua incrastâ

in sciä crêuza strofoggiâ

de l’etæ fantinn-a.

‘Na scciappêua profonda

corma do tò peizo légio.

Ti franzi pægia a-o bacaletto do mâ

che o l’inbôsa a sò lengua intortignâ,

gianca cresta de sâ.

Ti t’arrigoeli e ti sarsi o tenpo

ingarbûggiôu a-o fî da vitta.

…Etæ noela inbriæga d’amê

da-o prinçipio da primmaveja

scinn-a a fin da stæ.

Inajâ a bollâte drento a fäda di scioî

a pessigâ e treppâ co-i péigattin

che i te bollitigavo.

Con ti lûxîva o sô anche co-o tron

e mi, babbea, to lasciôu sghindâ

appeisa a l’aquilón

scöria da ‘na sciùscia abburrascâ de vento.

Pensâ che ti paivi no avei ‘na fin…

Òua no ti me resciöi

se ti me vegni in coêu.

Ciù passa o tenpo

e ciù ti t’appanni

annïa inte ‘na bolla de savon.

Te restâ pelucco d’illûxion sccetta

gosse de rosæ

strassoin de neive

che i se deslenguo

inte primme scagge de sô.

(dialetto genovese/Tigullio)

TRADUZIONE: GIOVENTU’

Spesso ti sento frugare

nella fenditura radicata

sul sentiero contorto

dell’età fanciulla.

Fenditura profonda

colma del tuo peso leggero.

Ti agiti come l’onda del mare

che capovolge la sua lingua attorta

bianca cresta di sale.

Rotoli e rammendi il tempo

ingarbugliato al filo della vita.

…Età bambina ubriaca di miele

dal principio della primavera

sino alla fine dell’estate.

Stordita a tuffarti nella veste dei fiori

a pizzicare e giocare con la peluria

che ti solleticava.

Con te splendeva il sole anche col temporale

e io, babbea, t’ho lasciato fuggire

appesa all’aquilone

sospinta da un turbine di vento.

Pensare che sembravi non aver fine…

Ora non mi sei di conforto

se mi torni in mente.

Più passa il tempo

e più svanisci

annidata in una bolla di sapone.

Sei rimasta bioccolo d’illusione pura

stille di rugiada

fiocchi di neve

che si disciolgono

al tepore del primo raggio di sole.

Premio Speciale “Giovani”

Valeria Vittani – Badalucco (IM)

E SARÀ SABBIA

E sarà sabbia

a scorrermi fra le dita

Il tempo immutabile…

anch’esso passerà

E saranno sabbia

le tue parole

Le soffierò via

e i venti le faranno volare lontano

E sarà sabbia

il tuo volto impresso nei miei occhi

Le onde lo porteranno via con sé

negli abissi più profondi

E sarà sabbia

il dolore che lacera l’anima

Mi scorrerà fra le dita

fino all’ultimo grano

Ne rimarrà un ricordo

e tu sarai lontano

E sarà solo sabbia

a scorrermi fra le dita

Il tempo immutabile…

anch’esso cambierà

Premio Speciale Organizzatori “Il Dolce Stile Eterno”

Stefano Lodi – Varese

MI VIENI IN MENTE TU CHE TUTTA ADORO

(sonetto acrostico)

Mi vieni in mente tu che tutta adoro:

adesso so che aspetterò non molto,

ritornerai mostrandomi il tuo volto,

il viso bello coronato d’oro;

ancora avrò l’invidia di coloro

fra tutti che non son di cuore stolto;

riprenderò del dire tuo l’ascolto;

avrò la gioia donde m’innamoro.

Non vedo l’ora che da me tu torni

con tutta la beltà che ti appartiene,

e inizierà il più bello dei miei giorni.

Se penso a come mi sentivo prima

che ti trovassi, non mi sento bene:

arriva, e fammi chiudere la rima!

Menzione di merito:

Franca Beni – Firenze

A MIA MADRE

Oh, madre stanca,

che in figlia ti mutasti,

non avere vergogna

ho cancellati gli anni

quelli che ti mangiarono la mente.

Ora che il sipario è calato

sei ritornata Madre

con le labbra di sole

e le mani di grano.

Ci rivedremo nella tua stagione

in braccio avrai papaveri di risa.

Menzione di merito:

Antonio Bicchierri – San Giorgio Ionico (TA)

ECHI  LONTANI

E mi ritrovo bambino

all’ombra dei ricordi del mio passato.

Infanzia felice in giochi del tempo,

grandi spazi aperti e festa di colori

che raccontavano le stagioni.

I nostri vecchi sedevano alla luce della luna,

parlavano di guerre e di terre lontane

e noi incantati in religioso silenzio,

sogni rincorrevamo

con occhi d’infantile stupore.

Ricordi…

Panni al sole di profumato candore

circondavano madri

che nell’allegro canto

al pozzo attingevano:

ataviche mani di sapienza antica,

ordinaria quotidianità

di sacrificio e povertà.

Valigie di cartone e fazzoletti al vento

su treni di legnose sedute

e strade ferrate di polverosa solitudine

per generazioni che soffrivano,

lontani dall’alveo natio:

umili braccia

alla ricerca di un tozzo di pane…

per vite da sfamare.

Cieli di luna,

albe, crepuscoli

e sbornie tecnologiche

intanto scorrono,

ed in mezzo al guado mi ritrovo

nell’età che avanza

e lieto è il ricordar quel tempo liberato

con nostalgia e sentimento,

in echi lontani

dissolversi nel vento.

Premio Speciale “La luce della Poesia”

Lavoro di Gruppo Casa del “Monte”

FILASTROCCA

Sto per dire una frasetta

birichina e un po’ furbetta…

Non mi vengon le parole

perché fuori è troppo sole.

Calzolaio furbacchione

fa le scarpe di cartone:

la signora si inciampò

quando il tacco si staccò.

Falegname col martello

fa un lavoro molto bello:

il padrone è assai contento

ed esclama: “Sei un portento!”

Parrucchiere fa la piega,

con la lacca poi la lega:

sembra proprio una parrucca

che la donna ha sulla zucca.

Questi versi abbiam creato

per far festa in Pensionato.

Premio “Il Poeta Di Casa Nostra”

Gianni De Meo – Foggia

NOIA

Odore

acre di legna che brucia

e si consuma.

Aria caliginosa e scura,

pesante e ferma,

come coltre

densa di nuvole.

Mattina

che sembra sera.

Pioggia

come se immenso

innaffiatoio

cosparga per le vie

il suo contenuto.

Polvere

bagnata che diventa fango

e sporca

tutti coloro

che in fretta la calpestano.

Pozzanghere

nel mezzo delle strade

e al ciglio,

sopra le quali

guazzando veloci

le auto spruzzano.

Malinconia

fa comparsa

in tutti gli animi

e tiene a ricordare

il triste autunno,

e dopo lui

l’inverno.

Luci

artificiali accese

senza colore

creano ombre

sui tavoli e sui muri.

Vita circondata dal buio

combatte la Natura

chiudendosi

dietro le finestre.

Vetri

trasparenti

dietro cui

appaiono

e scompaiono

visi diversi

che riflettono

i pensieri

in cui si legge…..

…Noia.

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