1° classificato Roberto Bigotto – Piove di Sacco (PD)
I VECCHI CERCANO
I vecchi cercano
di non fare rumore,
come per passare inosservati,
quasi per non dare fastidio,
tentando di confondersi
tra le cose.
I vecchi si trascinano
sulle panchine,
cercando qualcosa da fare,
cercando un sogno
in libera uscita
e il riverbero
di una passione addormentata.
I vecchi guardano i necrologi
per cercare il nome di un amico,
quasi per ingannare la morte
e una stagione
che sa di lapide
e di nebbia,
che sa di giorni ormai perduti.
I vecchi mangiano con avidità
e succhiano un ghiacciolo
come se fosse
l’ultimo momento della loro vita.
I vecchi si chiamano
tra di loro
e parlano di quel ragazzo
di ottant’anni
e parlano forte
per carpire al silenzio
l’ultimo attimo di attesa,
l’ultimo anno che verrà.
2° classificato Mirko Micheletti – Albisola Superiore (SV)
GENOVA
La mia città ha tesori nascosti
da piaghe vicine e lontane
(Del porto il camallo
batte le strade
dalle più anguste
a quelle puttane).
La mia città ha il respiro del vento
e il profumo del mare
(Il silenzio è il frangersi del tempo
su scogli aguzzi accarezzati dall’onda).
La mia città è stretta fra cielo e battima
e non basta la Lanterna per schiarirne l’orizzonte
(quando il mare ruggisce di grigio
la costa trema di spuma
e l’elicriso si inginocchia al vento
fra prati spettinati
e calerne che gridano vendette).
Si accavallano le case
come pastelli colorati stinti
(echi dimorano in vicoli angusti
strilloni di mercati d’ogni sorta).
Nella mia città il fiume è un bastardo
che basta voltargli le spalle
per morire abbracciati dal fango.
Quando cala la sera
puoi sentire la gente pregare
su un altare che non conosce pace.
3ª classificata Anna Santarelli – Rieti
VIENIMI INCONTRO
Vienimi incontro, madre,
ora che le stagioni dipanano
giochi d’ombra e riflessi di luce
e coacervi d’illusione e grumi
di silenzio ormai si disfano
nella clessidra del tempo.
Ora che l’albero della vita
ha disperso sogni avvizziti
e frammenti di dolore
vienimi incontro …
Custodisce il cuore orizzonti
infiniti di memoria a cullare
un’amara assenza e ore intinte
in muta solitudine.
Nell’ombra estiva della casa
austera dura una trama
intrecciavi di fatiche e di doveri,
lo sguardo perso altrove
un sogno soffocato dentro il cuore.
Vienimi incontro ora e parlami
di te, madre, oltre quei giorni
ripiegati e sbiaditi come pagine
d’un quaderno abbandonato.
Parlami oltre quei silenzi
ormai consunti sulla giostra
del tempo.
4° classificato Alvaro Staffa – Roma
LA VITA RUBATA
Non fui mai sospiro,
ne’ luce
e ne’ respiro,
ne’ suono
ne’ rumore,
non fui mai pensiero,
ne’ gioia
e ne’ dolore,
non fui pianto
ne’ sorriso,
ne buio
ne’ colore.
Germogliato dall’estasi
di un delirio d’amore,
illusione di un sogno
che era solo furore,
mi dissolsi nel tempo
in cui sboccia un fiore.
E fui niente
per essere amato,
fui lampo,
soffio di vento,
ricordo angosciante
perduto nel tempo,
forse rimpianto.
E poi fui solo
infinito,
cielo stellato,
futuro
e passato
di un bambino
mai nato.
5° classificato Enzo Gaia – La Spezia
COME ARLECCHINO
La trovava ogni giorno
il cantastorie,
sempre più stanco
sempre più deluso,
dimenticata sopra una panchina.
La maschera pareva canzonarlo
ed ignorare – beffarda –
la sua perduta voglia di lottare.
Ma una sera d’estate
quel volto sorridente
gli chiese all’improvviso:
“Perché sei triste?
Non serve a nulla
che ti volga indietro:
trasforma le tue rughe
in un sorriso,
gareggeremo insieme
nell’ultima corsa della vita…”
L’ascoltò silenzioso
il cantastorie
e si pose la maschera
sul viso.
Poi se ne andò felice,
a passi lenti
con il suo bastone.
Premio Speciale “la Madre”
Milvia Di Michele – Spoltore (PE)
MIA MADRE
Madre mia, dammi il volto da dipingere,
ora che madre sono e non più verde,
la storia tua mi sembrerà di scrivere,
– Guarda! Il cordone più sangue non perde.-
Madre mia, dammi il volto da dipingere,
sguardo, capelli, rughe… la tua storia.
Comprendo infine il modo tuo di fingere,
impressa dentro, ho la tua memoria.
La storia tua mi sembrerà di scrivere,
nel viso tuo, la linea mia confusa,
io sono quella madre per rinascere,
la gatta che t’allatta e fa le fusa.
Ti vivo come origine e ti creo,
-Guarda! Il cordone più sangue non perde-
del tempo, il corso gira a marameo,
brucia la legna secca e non più verde.
Ora che madre sono e non più verde,
ti leggo come palmo della mano,
niente colori, segno che si perde,
carezza mia, si allunga da lontano.
Premio Speciale “POESIA DIALETTALE”
Andreina Solari – Leivi (GE)
ZOVENTU’
Sovente te sento frûgattâ
drento a scciappêua incrastâ
in sciä crêuza strofoggiâ
de l’etæ fantinn-a.
‘Na scciappêua profonda
corma do tò peizo légio.
Ti franzi pægia a-o bacaletto do mâ
che o l’inbôsa a sò lengua intortignâ,
gianca cresta de sâ.
Ti t’arrigoeli e ti sarsi o tenpo
ingarbûggiôu a-o fî da vitta.
…Etæ noela inbriæga d’amê
da-o prinçipio da primmaveja
scinn-a a fin da stæ.
Inajâ a bollâte drento a fäda di scioî
a pessigâ e treppâ co-i péigattin
che i te bollitigavo.
Con ti lûxîva o sô anche co-o tron
e mi, babbea, to lasciôu sghindâ
appeisa a l’aquilón
scöria da ‘na sciùscia abburrascâ de vento.
Pensâ che ti paivi no avei ‘na fin…
Òua no ti me resciöi
se ti me vegni in coêu.
Ciù passa o tenpo
e ciù ti t’appanni
annïa inte ‘na bolla de savon.
Te restâ pelucco d’illûxion sccetta
gosse de rosæ
strassoin de neive
che i se deslenguo
inte primme scagge de sô.
(dialetto genovese/Tigullio)
TRADUZIONE: GIOVENTU’
Spesso ti sento frugare
nella fenditura radicata
sul sentiero contorto
dell’età fanciulla.
Fenditura profonda
colma del tuo peso leggero.
Ti agiti come l’onda del mare
che capovolge la sua lingua attorta
bianca cresta di sale.
Rotoli e rammendi il tempo
ingarbugliato al filo della vita.
…Età bambina ubriaca di miele
dal principio della primavera
sino alla fine dell’estate.
Stordita a tuffarti nella veste dei fiori
a pizzicare e giocare con la peluria
che ti solleticava.
Con te splendeva il sole anche col temporale
e io, babbea, t’ho lasciato fuggire
appesa all’aquilone
sospinta da un turbine di vento.
Pensare che sembravi non aver fine…
Ora non mi sei di conforto
se mi torni in mente.
Più passa il tempo
e più svanisci
annidata in una bolla di sapone.
Sei rimasta bioccolo d’illusione pura
stille di rugiada
fiocchi di neve
che si disciolgono
al tepore del primo raggio di sole.
Premio Speciale “Giovani”
Valeria Vittani – Badalucco (IM)
E SARÀ SABBIA
E sarà sabbia
a scorrermi fra le dita
Il tempo immutabile…
anch’esso passerà
E saranno sabbia
le tue parole
Le soffierò via
e i venti le faranno volare lontano
E sarà sabbia
il tuo volto impresso nei miei occhi
Le onde lo porteranno via con sé
negli abissi più profondi
E sarà sabbia
il dolore che lacera l’anima
Mi scorrerà fra le dita
fino all’ultimo grano
Ne rimarrà un ricordo
e tu sarai lontano
E sarà solo sabbia
a scorrermi fra le dita
Il tempo immutabile…
anch’esso cambierà
Premio Speciale Organizzatori “Il Dolce Stile Eterno”
Stefano Lodi – Varese
MI VIENI IN MENTE TU CHE TUTTA ADORO
(sonetto acrostico)
Mi vieni in mente tu che tutta adoro:
adesso so che aspetterò non molto,
ritornerai mostrandomi il tuo volto,
il viso bello coronato d’oro;
ancora avrò l’invidia di coloro
fra tutti che non son di cuore stolto;
riprenderò del dire tuo l’ascolto;
avrò la gioia donde m’innamoro.
Non vedo l’ora che da me tu torni
con tutta la beltà che ti appartiene,
e inizierà il più bello dei miei giorni.
Se penso a come mi sentivo prima
che ti trovassi, non mi sento bene:
arriva, e fammi chiudere la rima!
Menzione di merito:
Franca Beni – Firenze
A MIA MADRE
Oh, madre stanca,
che in figlia ti mutasti,
non avere vergogna
ho cancellati gli anni
quelli che ti mangiarono la mente.
Ora che il sipario è calato
sei ritornata Madre
con le labbra di sole
e le mani di grano.
Ci rivedremo nella tua stagione
in braccio avrai papaveri di risa.
Menzione di merito:
Antonio Bicchierri – San Giorgio Ionico (TA)
ECHI LONTANI
E mi ritrovo bambino
all’ombra dei ricordi del mio passato.
Infanzia felice in giochi del tempo,
grandi spazi aperti e festa di colori
che raccontavano le stagioni.
I nostri vecchi sedevano alla luce della luna,
parlavano di guerre e di terre lontane
e noi incantati in religioso silenzio,
sogni rincorrevamo
con occhi d’infantile stupore.
Ricordi…
Panni al sole di profumato candore
circondavano madri
che nell’allegro canto
al pozzo attingevano:
ataviche mani di sapienza antica,
ordinaria quotidianità
di sacrificio e povertà.
Valigie di cartone e fazzoletti al vento
su treni di legnose sedute
e strade ferrate di polverosa solitudine
per generazioni che soffrivano,
lontani dall’alveo natio:
umili braccia
alla ricerca di un tozzo di pane…
per vite da sfamare.
Cieli di luna,
albe, crepuscoli
e sbornie tecnologiche
intanto scorrono,
ed in mezzo al guado mi ritrovo
nell’età che avanza
e lieto è il ricordar quel tempo liberato
con nostalgia e sentimento,
in echi lontani
dissolversi nel vento.
Premio Speciale “La luce della Poesia”
Lavoro di Gruppo Casa del “Monte”
FILASTROCCA
Sto per dire una frasetta
birichina e un po’ furbetta…
Non mi vengon le parole
perché fuori è troppo sole.
Calzolaio furbacchione
fa le scarpe di cartone:
la signora si inciampò
quando il tacco si staccò.
Falegname col martello
fa un lavoro molto bello:
il padrone è assai contento
ed esclama: “Sei un portento!”
Parrucchiere fa la piega,
con la lacca poi la lega:
sembra proprio una parrucca
che la donna ha sulla zucca.
Questi versi abbiam creato
per far festa in Pensionato.
Premio “Il Poeta Di Casa Nostra”
Gianni De Meo – Foggia
NOIA
Odore
acre di legna che brucia
e si consuma.
Aria caliginosa e scura,
pesante e ferma,
come coltre
densa di nuvole.
Mattina
che sembra sera.
Pioggia
come se immenso
innaffiatoio
cosparga per le vie
il suo contenuto.
Polvere
bagnata che diventa fango
e sporca
tutti coloro
che in fretta la calpestano.
Pozzanghere
nel mezzo delle strade
e al ciglio,
sopra le quali
guazzando veloci
le auto spruzzano.
Malinconia
fa comparsa
in tutti gli animi
e tiene a ricordare
il triste autunno,
e dopo lui
l’inverno.
Luci
artificiali accese
senza colore
creano ombre
sui tavoli e sui muri.
Vita circondata dal buio
combatte la Natura
chiudendosi
dietro le finestre.
Vetri
trasparenti
dietro cui
appaiono
e scompaiono
visi diversi
che riflettono
i pensieri
in cui si legge…..
…Noia.